NO AGLI ALLEVAMENTI DI ANIMALI DA PELLICCIA


Gli allevamenti di animali da pelliccia non considerano minimamente le esigenze naturali dell'animale, puntando esclusivamente all'ottenimento di un manto folto e di bell'aspetto. Gli animali sono sottoposti a continuo stress, dovuto ad esempio alla mancanza del rispetto della territorialità con conseguente aumento degli atteggiamenti aggressivi.

Vivono in gabbie dalle dimensioni ridottissime, in cui anche il pavimento è in rete per facilitare la pulizia. Sono costretti a subire correnti d'aria e freddo, per favorire l'infoltirsi del pelo e le femmine divengono spesso "macchine" forzate alla riproduzione.
I metodi di soppressione in allevamento cambiano a seconda delle dimensioni dell'animale. Nel caso di animali più grossi, come le volpi, si usa l'elettricità infilando elettrodi nell'ano e nella bocca, oppure un proiettile nella nuca, o il soffocamento da gas.

Per gli animali di taglia più piccola, come i visoni, si utilizza un colpo di martello sul muso, un chiodo conficcato nella fronte oppure si annega l'animale precedentemente tramortito. Altri metodi diffusi sono l'avvelenamento con stricnina e il soffocamento con cloroformio.
Nel caso specifico delle pecore karakul la pelliccia si ottiene facendo abortire le femmine a bastonate, due settimane prima del parto e poi scuoiando i feti.

Le industrie conciarie, oltre allo smaltimento dei liquami e dei cadaveri, già di per sé ovvio problema ecologico, sconvolgono anche l'ecosistema a causa della scomparsa di una specie o della presenza di animali al di fuori del loro luogo di origine, provocato dall'uomo. Lince e lontra, per esempio, in seguito al "prelevamento faunistico" versano in una situazione critica in Europa e sono quasi del tutto scomparse in Italia. Senza parlare della nutria che, importata dal Sud America, ha finito per invadere moltissime delle nostre zone umide, entrando in competizione con alcune specie locali.

I dati americani ed europei rivelano che il numero di allevamenti di animali da pelliccia sta rapidamente diminuendo, pur rimanendo in alcuni paesi particolarmente alto come negli Stati Uniti, in particolare nel Wisconsin e nello Utah, il settore nel complesso è in crisi.
In Svezia nel 1995, così come in Danimarca nel 2007, sono uscite delle leggi per migliorare le condizioni di vita all’interno degli allevamenti nel caso delle volpi: aumento delle dimensioni delle gabbie, la possibilità di deambulare e relazionarsi.
In Italia, nel 2008, uscirà una legge per dare la possibilità ai visoni di muoversi all’interno di spazi provvisti di vasche dove gli individui possano nuotare.
Questi cambiamenti renderanno gli allevamenti, nel tempo, economicamente non redditizi, portando ad una successiva chiusura degli stessi.
In Olanda nel 1995 fu proibita la detenzione di volpi per allevamento e, due anni dopo anche quella dei cincilla.
Infine in Australia, in Svizzera, e nel Regno Unito è proibito l’allevamento di qualsiasi specie di animali da pelliccia.

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