IL PROBLEMA DELLA POPOLAZIONE DEI RANDAGI IN SERBIA


Cani e gatti randagi, dalla capitale fino al più remoto paesino della Serbia, vengono brutalmente catturati e soppressi con metodi estremamente crudeli nella più totale inosservanza della legislazione serba che prevede la reclusione fino a 3 anni per i trasgressori, secondo l’articolo n. 269 del loro Codice Penale.

Il 23 dicembre 2006 questi cani sono stati ritrovati dai volontari di EPAR all’interno di una gabbia piccola e sporca nella discarica di Leskovac. Un cucciolo era ancora in vita, è stato soccorso e portato in salvo, per tutti gli altri non c’era più nulla da fare.
Gli accalappi cani dopo averli catturati li avevano abbandonati senza acqua e senza cibo, la morte per questi animali è arrivata lentamente e tra atroci sofferenze.

Il 25 dicembre 42 cani sono stati catturati a Vranje (paese nel sud della Serbia), messi in piccoli recinti di cemento senza acqua e senza cibo in attesa di essere soppressi, tutto ciò solo perché alcuni cacciatori hanno rinvenuto una volpe morta nel vicino bosco ed hanno affermato che era infettata dalla rabbia.
Il Direttore del Servizio Veterinario ha reagito alla notizia ordinando la cattura e soppressione di cani e gatti randagi che vivono nel paese e nelle aree adiacenti il bosco.
In attesa della morte, sono tenuti in gabbia, senza cibo, senza acqua e al freddo. I veterinari pensano che non sia necessario sprecare risorse per nutrirli in quanto saranno comunque uccisi dopo 10 giorni di osservazione.
Quella che dai veterinari viene chiamata “eutanasia umana”  è una iniezione del veleno T-61 nei polmoni ordinata dal Direttore del Servizio Veterinario, il quale agendo sull’apparato respiratorio provoca una morte atroce per soffocamento.
Ogni giorno gruppi di 40/50 cani (sani) vengono prelevati dalle strade e tutti andranno incontro alla medesima sorte: una morte atroce, senza alcuna possibilità di salvezza.
Non esistono programmi di sterilizzazione e vaccinazione degli animali randagi: solo la morte che arriva lenta e dolorosa dopo una vita trascorsa a lottare per sopravvivere.

Il 26 dicembre, è stato rinvenuto questo cane impiccato ad un albero: nonostante la denuncia presentata da EPAR, il proprietario responsabile di tale atrocità resterà impunito, contro di lui le autorità non hanno applicato alcuna sanzione.

Il Sindaco della città di Nis, dopo aver letto molte lettere di protesta inviate dall’OIPA e dalle associazioni animaliste di tutto il mondo in merito all’annuncio della  soppressione di circa 5,000 cani disposto dal Direttore del servizio della nettezza urbana JKP Medijana, ha risposto con un comunicato che ha sconvolto e lasciato senza parole tutti coloro che l’hanno letto.
Nel comunicato viene detto che in base "Gazzetta Ufficiale della Repubblica della Serbia" No. 29/24 e alle disposizioni di legge, esiste una “cattura e conseguente sterminio umano” dei cani e gatti randagi, a meno che vengano ceduti alle organizzazioni scientifiche e di ricerca (vivisezione).
Vedendo le foto, noi tutti vediamo i massacri, le parole del Sindaco invece considerano queste immagini, nel tentativo di trovare una giustificazione e motivazione a tale crudeltà inflitta su esseri innocenti, uno “sterminio umano”.
Nel comunicato si legge come gli animali “dovrebbero” essere trattati e ciò include: cattura “umana” in quanto la legge vieta di torturare gli animali, fornitura di acqua, cibo, locali riscaldati e se necessario una “eutanasia umana”, ma tristemente queste sono solo parole sulla carta. 
Nella realtà la cattura avviene ad opera delle imprese che si occupano di raccogliere i rifiuti, gli animali poi vengono tenuti per diversi giorni in gabbie affollate e se non muoiono prima di fame e sete, sarà poi il veterinario ad ucciderli praticando un’iniezione nel cuore o nel polmone a meno che li consegni alla vivisezione dietro richiesta dei laboratori delle Facoltà.
Nella realtà non esistono gli “idilliaci” luoghi descritto nel comunicato in cui dovrebbero essere ospitati i randagi, esistono le fosse in cui poi vengono gettati i corpi.


Centro di accoglienza per cani e gatti randagi


Raccolta dei cani randagi, servizio svolto dalle imprese che raccolgono i rifiuti

Continuando la lettura del comunicato, si arriva al paragrafo dedicato alle organizzazioni protezioniste: il Sindaco di Nis si aspetta che le associazioni facciano raccolte fondi e donazioni per la soppressione dei cani e gatti randagi, in quanto dice che i lavori vanno a rilento a causa dell’elevato numero di animali da uccidere e  mancanza di fondi. Sul punto sembra quasi voler rimproverare le associazioni protezioniste, in quanto si legge “sfortunatamente i lavori vanno a rilento a causa di mancanza di fondi, mancanza di cooperazione e donazioni da parte delle organizzazioni protezioniste”.

In alcuni casi EPAR è riuscito a trarre in salvo cani condannati a morte dai servizi veterinari e dar loro ospitalità presso il rifugio in attesa di adozioni e di proprietari responsabili, in altri casi la preghiera, la supplica di lasciargli i cani e non ucciderli purtroppo non è stata ascoltata. Per citare un paio di esiti positivi: 25 cani salvati dalla stazione veterinaria di Vrbas: tutti erano in condizioni terribili, le autorità, gli accalappia cani ed i veterinari di Vras erano intenzionati ad ucciderli. Quei cani furono trasferiti al rifugio, amati e sottratti alla morte; un altro caso di successo per gli animali si è verificato a Svilajnac l’agosto scorso quando EPAR è riuscita a salvare da morte certa i 17 cani tenuti presso la stazione veterinaria JKP "Morava".
Ogni ospite del rifugio racchiude in sé una triste storia, ma fortunatamente è una vita sottratta agli abusi e alla crudeltà.


Cani salvati a Vras

 


Alcuni volti di animali salvati da EPAR

In base alla documentazione pervenuta all’OIPA, abbiamo prove di richieste ufficiali di cani randagi da parte della Facoltà di Medicina, Università di Belgrado. La richiesta è indirizzata al JVS (servizio pubblico comunale) OVCA di Belgrado che è la stazione veterinaria pubblica, centro temporaneo di accoglienza per cani e gatti randagi, prima della loro soppressione o cessione alla vivisezione.
Ogni anno l’istituto chiede a OVCA centinaia di animali per condurre crudeli ed inutili esperimenti in cui gli animali sono sottoposti a ogni genere di abuso e tutto ciò avviene nonostante, la Legge veterinaria e il Codice Penale, prevedano che sia un atto criminale punito dalla legge.


OVCA

Da EPAR arriva un caloroso ringraziamento all’OIPA ed a tutti voi per il prezioso aiuto: per i nuovi recinti in cui possono ospitare gli animali salvati, strappati alla morte e alla crudeltà; per le migliaia di firme nella petizione on-line e per il sostegno alla loro battaglia per la protezione degli animali. Ora si sentono meno soli grazie a tutti voi e per loro questo è il più grande regalo, poter rompere il silenzio che troppo a lungo ha coperto la realtà.

In Serbia, attraverso la collaborazione della rete di volontari, EPAR ha realizzato una petizione cartacea per permettere a tutti coloro che son sprovvisti di connessione a Internet, di poter firmare e sostenere la campagna OIPA per gli animali in Serbia.
Subotica, Niš, Svilajnac sono solo alcuni dei nomi delle città in cui sono stati commessi infiniti abusi verso gli animali, ma anche città che vogliono reagire e mostrare la loro più ferma opposizione ai massacri: in poche settimane sono state raccolte migliaia di firme, migliaia di persone hanno voluto testimoniare il loro amore per gli animali e il sostegno verso le associazioni che li difendono.

Queste firme si aggiungeranno a quelle raccolte on-line dall’OIPA e saranno consegnate al Parlamento Europeo per chiedere un intervento in difesa degli “innocenti”.

Una copia della petizione sarà consegnata alle autorità serbe da parte di una delegazione composta da membri di EPAR, una copia sarà inoltre consegnata all’ambasciata americana a cura dei nostri amici del WAG di New York che da anni si battono per difendere i randagi in Serbia.

Il comune intento è dimostrare a tutto il mondo che vi è una ferma opposizione globale contro questi crudeli massacri e svelare la triste realtà che accomuna tutti gli animali in Serbia, realtà troppo a lungo nascosta agli occhi del mondo.

Paola Ghidotti
OIPA International Campaigns Director


Di seguito altre foto di abusi in Serbia

Organizzazione Internazionale Protezione Animali

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